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Pubblicato il

3 Maggio 2025

Autore

Daniele Ditta

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3 min

Piani di sicurezza dell’acqua: cosa sono e a che servono

Nei prossimi quattro anni Siciliacque, società partecipata da Italgas e dalla Regione Siciliana, sarà chiamata a sviluppare 10 Piani di sicurezza dell’acqua (Psa), con l’obiettivo di definire l’analisi di rischio su tutta la filiera idropotabile.

In sostanza, si tratta di un sistema di valutazione dei potenziali pericoli chimici, fisici e batteriologici per la qualità dell’acqua e delle conseguenti azioni per scongiurarli o mitigarli. Il Psa è infatti uno strumento per individuare ad esempio i rischi connessi al trattamento dell’acqua o per arginare eventi naturali come frane o alluvioni che possono avere un impatto sul ciclo di produzione e distribuzione idrica. Infine rappresenta uno strumento di prevenzione e difesa per evitare contaminazioni dell’acqua.

Esempi tipici sono quelli legati all’intercettazione di rifiuti potenzialmente pericolosi o alla messa al bando di particolari schiume utilizzate per spegnere gli incendi nelle vicinanze di una fonte di approvvigionamento idrico (sorgenti o pozzi), alla limitazione dello spandimento incontrollato in agricoltura di antiparassitari nocivi alla salvaguardia delle fonti ricadenti nei relativi bacini idrografici oppure ancora ai rischi connessi all’interruzione del servizio idrico per carenza d’acqua nonché ai fenomeni dovuti ai cambiamenti climatici.

La redazione dei Psa è prevista dalla nuova norma che regola la qualità dell’acqua potabile – il decreto legislativo 18 del 2023 – che fra le altre cose, punta a fornire alla collettività una comunicazione più trasparente, divulgando “informazioni adeguate e aggiornate sulla produzione, sulla gestione e sulla qualità dell’acqua potabile erogata”.

Siciliacque è stato il primo operatore idrico sul territorio regionale a sviluppare un piano di sicurezza dell’acqua e lo ha fatto nell’ormai lontano 2017, prima dell’attuale normativa, con un progetto pilota costruito sulla scorta della prima edizione delle linee guida pubblicate sul tema dall’Istituto superiore di sanità (Iss) ed in vigore fino a marzo del 2023. Il piano, presentato al ministero della Salute nel 2019, riguardava la sicurezza dell’acqua proveniente dagli invasi Fanaco e Leone e dalle sorgenti Montescuro. Una nuova revisione delle linee guida è stata rilasciata dall’Iss a valle dell’entrata in vigore, due anni fa, del nuovo decreto sulle acque destinate al consumo umano: Siciliacque, sulla scorta dell’esperienza del primo Psa, ha contribuito – unico gestore in Sicilia – alla sua redazione.

Nel 2024, la società ha dato il via alla progettazione del suo secondo Psa, che interessa i territori approvvigionati dalle sorgenti delle Madonie e prevede il coinvolgimento di 14 Comuni delle province di Palermo e Caltanissetta, per un totale di 89.500 abitanti. La valutazione e la gestione del rischio del sistema di fornitura idropotabile verrà effettuata su 138 chilometri di condotta dell’acquedotto Madonie Est. Oltre ai gestori d’ambito di queste due province, ovvero Amap e Caltaqua, saranno coinvolti, tra gli altri, alcuni Comuni che ancora gestiscono le reti in autonomia.

“Per prima cosa – spiega l’ingegnere Graziella Russo, responsabile dell’ufficio Qualità, Ambiente e Sicurezza e del laboratorio di Siciliacque – abbiamo costituito il team multidisciplinare composto da personale interno e da personale esterno dei gestori idrici d’ambito, di enti quali Asp e Arpa e da vari altri portatori d’interesse, che già si è riunito. Il 2024 è stato caratterizzato dallo sviluppo di un sistema informativo che ci aiuterà a sviluppare i Psa in modo più veloce, efficiente e preciso; mentre nel 2025 il team multidisciplinare ha stabilito i ‘nodi’ e gli ‘internodi’ del Psa, cioè i punti cruciali in cui effettuare lo studio per la valutazione del rischio. Inoltre a breve partirà la revisione del Psa ‘pilota’, a sei anni dalla presentazione, come previsto dalle linee guida dell’Iss, nonché l’attivazione di un terzo Psa che coinvolgerà i principali acquedotti della Sicilia Occidentale: Montescuro Ovest, Garcia e Nubia, che si aggiunge a quello relativo alle sorgenti delle Madonie”.

Tutti i Piani di sicurezza dell’acqua dovranno essere sottoposti dai gestori idrici ad approvazione da parte del Censia (Centro nazionale per la sicurezza dell’acqua) già istituito presso l’Iss, entro il 12 gennaio 2029. Quelli in capo a Siciliacque, come detto, sono 10 e coprono l’intero sistema infrastrutturale (13 acquedotti più il Mazara-Marsala-Petrosino quando verrà completato). Nelle more che si completi il percorso di valutazione tramite Piani di sicurezza dell’acqua, la società – nell’ambito del piano di digitalizzazione – a breve installerà una serie di strumenti online che misurano la qualità dell’acqua, con l’obiettivo di rafforzare il controllo preventivo delle fonti.

“Gli obiettivi generali dei Psa – sottolinea Russo – sono il miglioramento della qualità dell’acqua, delle azioni di prevenzione e della fiducia dei consumatori. Una volta redatti, infatti, questi piani andranno divulgati agli utenti. Motivo per cui il ministero della Salute e l’Iss stanno sviluppando una piattaforma informatica all’avanguardia, denominata Antea, nella quale convergeranno da tutti i soggetti coinvolti (gestori, enti di controllo…) e le informazioni sulla qualità dell’acqua a disposizione dei consumatori. Tra l’altro adesso la normativa ha stabilito che, oltre ai 20 parametri chimico-fisici maggiormente conosciuti, si aggiungano, fra le informazioni accessibili agli utenti, anche dati sugli indicatori batteriologici e chimici che prima non venivano resi noti. In totale quindi si salirà a 50 parametri, il tutto per garantire alla collettività una comunicazione più trasparente. Una volta approvati dal Censia – conclude la responsabile dell’ufficio Qualità, Ambiente e Sicurezza di Siciliacque – i Psa dovranno essere aggiornati ogni sei anni”.