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Pubblicato il

20 Dicembre 2023

Autore

Daniele Ditta

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Qualità dell’acqua, il laboratorio di Siciliacque: chi ci lavora e cosa fa

Ogni anno effettua oltre 1.300 campionamenti sull’acqua invasata e distribuita in Sicilia: quasi il doppio di quelli previsti per legge (circa 800). Inoltre, attraverso un software progettato internamente, è in grado emettere il cosiddetto rapporto di prova nell’immediatezza delle analisi.

Stiamo parlando del laboratorio interno di Siciliacque, il primo ad essere stato accreditato nell’Isola fra quelli dei gestori idrici. Correva l’anno 2019. Da allora è stato un crescendo e adesso Accredia – l’ente statale che garantisce la competenza e l’imparzialità dei servizi svolti dai laboratori – ha certificato l’ampliamento della la gamma delle determinazioni oggetto di accreditamento, coprendo tutti i parametri necessari a certificare la potabilità delle acque destinate al consumo umano (batteri, sali, metalli, sostanze organiche, ph, torbidità e conducibilità), rilevati dal laboratorio interno di Siciliacque. Il rinnovo dell’accreditamento per il prossimo quadriennio è avvenuto lo scorso 21 novembre, al termine di un audit preceduto da attività di validazione e ispezione lunghe un anno.

 

Un risultato prestigioso per la nostra azienda, a garanzia dell’affidabilità dei dati forniti sulla qualità dell’acqua distribuita“. A dirlo è l’ingegnere Graziella Russo, responsabile del laboratorio di Siciliacque: struttura che fa capo alla sede centrale di Palermo, dove lavorano sei dipendenti fra campionatori, analisti (un biologo, un chimico e un tecnico) e amministrativi. “Un’attività standardizzata – spiega Russo – che nasce dal rispetto delle frequenze di controllo imposte dalla legge, il decreto legislativo 18 del 2023“.

Questa norma, recentemente modificata (la prima stesura è del 2017) è la “bibbia” per il laboratorio che si occupa di certificare la qualità dell’acqua. “Quattro giorni alla settimana – racconta l’ingegnere Russo – i nostri campionatori girano in lungo e in largo la Sicilia per prelevare l’acqua dagli invasi, dai potabilizzatori, dalle sorgenti, dai campi pozzi, lungo la rete idrica di sovrambito e all’ingresso dei serbatoi comunali. In totale circa 450 punti di campionamento censiti”. I campioni d’acqua vengono analizzati con strumentazioni all’avanguardia, del tutto automatizzate e costantemente verificate dagli operatori. “Il software denominato Quasì (acronimo che è una crasi tra le prime lettere di Qualità e Siciliacque) – prosegue la responsabile del laboratorio – ci permette di gestire il processo dalla pianificazione dei campionamenti sino all’emissione del Rapporto di prova o certificato d’analisi“.

Ma cosa succede se i parametri rilevati risultano fuori norma? “In questo caso – risponde l’ingegnere Russo – vengono allertate le unità operative presenti negli impianti per adottare i correttivi necessari a far rientrare i valori dell’acqua nei limiti di legge, attraverso ad esempio l’uso di reagenti chimici o la miscelazione con altre acque. Dopodiché si rifanno le analisi nel più breve tempo possibile“. Se il problema persiste entrano in gioco le Aziende sanitarie provinciali (Asp): “A loro il compito di fare i cosiddetti controlli esterni e segnalare, a loro volta, eventuali anomalie. È l’Asp che, se necessario, esprime un parere sulla base di una valutazione del rischio e consiglia ai sindaci cosa fare. Ovvero se e quali azioni di limitazione all’uso dell’acqua adottare, con ordinanza. Solo in casi eccezionali si arriva all’interruzione dell’erogazione idrica“.

Le analisi effettuate da Siciliacque si riferiscono all’acqua invasata e trasportata lungo la rete, che viene consegnata in ingresso ai serbatoi comunali; dopodiché, conclude Russo, “la responsabilità è in capo ai Comuni o ai gestori della distribuzione urbana“.