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Pubblicato il

12 Aprile 2025

Autore

Daniele Ditta

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Un acquedotto nuovo di zecca per colmare il deficit idrico di Marsala, Mazara e Petrosino

Colmare il deficit idrico di Marsala, Mazara, Petrosino e allo stesso tempo ridurre il prelievo dai pozzi che ha portato l’acqua salata del mare a mischiarsi con quella per usi idropotabili, determinando il fenomeno del cosiddetto “cuneo salino”. Con l’acquedotto Marsala, Mazara, Petrosino, Siciliacque – società partecipata da Italgas e dalla Regione Siciliana – aumenterà di 300 litri al secondo (pari a 9,5 milioni di metri cubi all’anno) la portata idrica necessaria ad approvvigionare i tre Comuni, che contano complessivamente 140 mila abitanti: il 40% della provincia di Trapani.

Lo farà attraverso una nuova rete estesa 67 chilometri, che parte dal “nodo” idraulico di Menfi (Agrigento) e, andando in direzione ovest, arriva alle porte di Marsala. Un investimento dell’importo di 68,3 milioni di euro, tra finanziamenti provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (58,3 milioni) e dal Fondo di sviluppo e coesione (10 milioni), che consentirà a Siciliacque di completare il sistema di grande adduzione Montescuro Ovest.

Le attività di cantiere per la costruzione dell’acquedotto Marsala, Mazara, Petrosino sono state avviate, in via d’urgenza, dall’impresa che si è aggiudicata l’appalto a luglio dello scorso anno. Il completamento dell’opera, collaudi inclusi, è previsto nel rispetto dei termini indicati dal Pnrr e cioè marzo 2026. “Dopo la conclusione della procedura di Via (Valutazione impatto ambientale) sul progetto, avvenuta in forma definitiva lo scorso mese di novembre – spiega l’ingegnere Vincenzo Sferruzza, funzionario di Siciliacque, nonché responsabile unico del procedimento – i lavori sono entrati nel vivo e procedono secondo il cronoprogramma stilato dall’impresa aggiudicataria, che ha avuto l’onere di redigere il progetto esecutivo e ha finora realizzato il 40% dell’acquedotto previsto in appalto”.

Credits foto: Lorenzo Bartoli per Saint-Gobain PAM Italia

Il materiale usato per circa l’85% delle condotte dell’acquedotto è la ghisa sferoidale che non necessita di protezione catodica (tecnica elettrochimica che evita la corrosione dei metalli a contatto con l’acqua e la terra) e assicura un’elevata durabilità, con una “vita” media stimata in 50 anni. “Abbiamo fatto questa scelta – prosegue l’ingegnere Sferruzza – in funzione dei terreni attraversati e perché la ghisa sferoidale offre ampie garanzie sia dal punto di vista idraulico sia da quello meccanico, essendo meno soggetta a rotture. Solo una parte residuale della condotta, circa il 15%, è prevista in acciaio. Per la precisione in corrispondenza dell’attraversamento dei fiumi e per le cosiddette opere ‘no dig’, quelle cioè che vengono fatte senza scavo, direttamente in sotterranea”.

L’acquedotto Marsala, Mazara, Petrosino aumenterà quindi le forniture idriche di Siciliacque ai tre Comuni, grazie a un’infrastruttura ex novo che convoglierà l’acqua proveniente dalla diga Garcia e dal sistema Montescuro Ovest-Staglio fino ai serbatoi comunali, che sono allacciati alle reti cittadine. “Una doppia alimentazione – conclude il responsabile unico del progetto – in grado di soddisfare il fabbisogno d’acqua della popolazione con una risorsa idrica pulita e sicura, riducendo del 50% l’attuale prelievo dai pozzi che negli anni ha determinato l’abbassamento della falda acquifera e l’intrusione del ‘cuneo salino’. Tutto ciò in una zona in cui fra l’altro c’è anche un’attività agricola intensiva che incide sensibilmente sulle falde acquifere”.