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Pubblicato il

11 Gennaio 2024

Autore

Daniele Ditta

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Il trattamento chimico-fisico dell’acqua: come funziona un potabilizzatore

Rimuovere le sostanze inquinanti dall’acqua attraverso un trattamento chimico-fisico. E’ questo in estrema sintesi il compito di un impianto di potabilizzazione. Siciliacque ne ha cinque sparsi nel territorio regionale: Ancipa (Troina), Fanaco (Cammarata), Blufi (Resuttano), Gela e Sambuca.

Quando i processi naturali o di semplice disinfezione non bastano a rendere potabile l’acqua entrano in gioco questi impianti: un complesso insieme di vasche, serbatoi, tubazioni, canaline, apparecchiature e macchinari vari dove viene effettuato il ciclo di trattamento della risorsa idrica prima di essere immessa in rete dagli acquedotti. E’ l’acqua proveniente dagli invasi e dai fiumi – circa il 60% di quella distribuita da Siciliacque (in totale 70 milioni di metri cubi all’anno) – quella che necessita di un trattamento chimico più spinto per rimuovere le sostanze inquinanti, di origine naturale e/o artificiale.

 

 

Tutto si regge sul giusto dosaggio dei reagenti. Una sorta di “pozione magica” per potabilizzare l’acqua, mantenendo entro i limiti di legge (il decreto legislativo 18 del 2023) la formazione dei cosiddetti sottoprodotti che si generano usando le sostanze chimiche necessarie a scacciare quelle inquinanti. Un sottile equilibrio sempre più difficile da raggiungere. Sì, perché l’alternanza di periodi di grande siccità a periodi di piogge di eccezionale intensità peggiora sensibilmente la qualità dell’acqua. Per contrastare questo effetto tangibile del cambiamento climatico, che si ripercuote sul ciclo dell’acqua, servono trattamenti sempre più spinti ed impianti con performance sempre più elevate.

Su quest’ultimo aspetto si stanno concentrando gli investimenti di Siciliacque. Gli obiettivi sono diversi, su tutti c’è quello di garantire la continuità del servizio di potabilizzazione anche in condizioni estreme. Come? “Innanzitutto – risponde Francesco Iervolino, responsabile area gestione Impianti di Siciliacque – usando reagenti chimici di ultima generazione e poi potenziando gli impianti. Ad esempio introducendo strumenti in grado di rilevare in tempo reale e storicizzare la qualità dell’acqua in tutte le fasi di trattamento, dall’ingresso in impianto fino alla distribuzione in acquedotto. Ma anche investendo in tecnologia: l’automazione e il telecontrollo, infatti, consentono di effettuare una serie di manovre correttive a processo di trattamento in corso. E’ questa la sfida che siamo chiamati ad affrontare nei prossimi anni”.

In parallelo al lavoro sulle macchine, resta centrale il ruolo dell’uomo. “Ogni operatore di Siciliacque – conclude Iervolino – va accompagnato e coinvolto in questo progetto di rinnovamento. Solo così potremo vincere l’iniziale diffidenza al cambiamento e raggiungere il più importante dei traguardi: assicurare alle persone un servizio pubblico essenziale. E’ infatti dalla qualità dell’acqua che distribuiamo che si misura la bontà del nostro lavoro”.