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Pubblicato il

11 Maggio 2024

Autore

Daniele Ditta

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L’esperto: “Fino ad agosto piogge insufficienti a mitigare la siccità”

“Le previsioni stagionali fornite da specifici modelli climatici ci dicono che, con elevata probabilità, fino ad agosto non ci saranno piogge importanti che potrebbero incrementare il livello degli invasi e dunque mitigare gli effetti della siccità”. Lo scenario delineato da Leonardo Valerio Noto, docente ordinario di Idrologia e di Mitigazione del rischio idrogeologico del dipartimento d’Ingegneria dell’Università di Palermo, impone la massima attenzione alle istituzioni e alle società del servizio idrico che lavorano in Sicilia. Non solo in vista dell’estate, ma soprattutto nei mesi in cui riprenderanno le piogge: “Non ci possiamo permettere il lusso di abbassare la guardia nemmeno a ottobre, novembre e dicembre” spiega Noto, convinto che alla Sicilia serva “un piano di lungo periodo, perché questi episodi di siccità sono destinati a verificarsi con più frequenza e severità a causa dei cambiamenti climatici”.

La decrescita delle precipitazioni ha portato al minimo i livelli di acqua potabile negli invasi e ha imposto i razionamenti alla popolazione, come quelli messi in atto dagli operatori idrici, compresa Siciliacque, d’intesa con l’Autorità di Bacino del distretto idrografico della Sicilia. “Provvedimenti necessari”, secondo il docente dell’Università di Palermo, che fanno il paio con i cantieri aperti per scavare nuovi pozzi. “L’abbassamento della pressione in rete con la conseguente decisione dell’erogazione idrica e l’individuazione di nuove fonti d’acqua o fonti esistenti che però non sono sfruttate (o sfruttate abusivamente) – dice il professore Noto – sono le prime cose da fare per contrastare la siccità Innanzitutto perché la priorità è garantire l’approvvigionamento alle persone e poi perché le risorse idriche sotterranee, le cosiddette acque di falda, subiscono gli effetti della siccità dopo qualche mese”.

Parole che confermano la giusta direzione intrapresa da Siciliacque, impegnata nella trivellazione di diversi pozzi nelle province di Palermo e Agrigento per compensare il deficit d’acqua del lago Fanaco e di altri invasi. “Parallelamente – prosegue il docente universitario, che è anche componente del Consiglio scientifico del Cste (Centro per la Sostenibilità e Transizione Ecologica) dell’Università di Palermo – servono interventi emergenziali come la dissalazione. Per superare l’estate si potrebbe fare ricorso a piccoli impianti modulari La tecnologia a osmosi inversa oggi consente la produzione di acqua dissalata ad un costo di 1-1,20 euro al metro cubo, con un consumo di energia pari a 4 kWh/mc contro i 16-18 kWh/mc dei vecchi. impianti termici”.

Anche i dissalatori – quelli moderni, s’intende – possono essere un valido strumento per affrontare la siccità, “fenomeno che c’è sempre stato ma che nei prossimi anni è destinato a verificarsi con maggiore frequenza nel bacino del Mediterraneo, considerato dall’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) un vero e proprio hotspot climatico”. Così dice il professore Noto, che subito dopo tira fuori i numeri: “In alcuni nostri lavori abbiamo riscontrato trend negativi in ​​circa il 60% delle stazioni meteorologiche: stiamo parlando di qualcosa come 15-20 millimetri di pioggia in meno per decennio questo significa che rispetto agli anni ’70 in alcune parti della Sicilia si sono persi fra 50 e 100 millimetri A fronte di un valore medio annuo regionale delle piogge di 700-715 millimetri all’anno si può affermare che la Sicilia piove di meno, soprattutto nella parte occidentale. dell’Isola, tramite eventi meno frequenti ma più intensi”.

La siccità e le piogge intense sono due facce della stessa medaglia: “Sono entrambi eventi estremi – spiega Noto –. In presenza di eventi siccitosi salgono le probabilità di piogge di breve durata ma molto intense”. Con le alte temperature si verifica un altro fenomeno che va ad intaccare i volumi d’acqua stoccati nelle dighe: l’evaporazione. “Gli studi condotti – afferma il docente di Idrologia – ci dicono che nei mesi estivi si può arrivare anche a una decina di centimetri di acqua in meno. In Spagna, per contrastare l’evaporazione l’acqua viene conservata nel sottosuolo. I prelievi comportano però dei costi per il sollevamento Serve quindi un’analisi dei costi benefici per capire se conviene spendere più di energia per avere maggiore disponibilità d’acqua”.

Di sicuro ne dovremo consumare di meno e al tempo stesso trovare nuove fonti d’approvvigionamento. Senza dimenticare l’efficienza degli invasi – “per farci trovare pronti a incamerare acqua quando pioverà” – e la riduzione delle perdite d’acqua. “Gli investimenti sulla rete, laddove si verificano elevate percentuali di perdite, sono senza dubbio necessari. La digitalizzazione e i sensori possono aiutare, ma necessitano di una programmazione nel medio-lungo periodo”, conclude Noto.