Piani di sicurezza dell’acqua
Cos’è un Piano di Sicurezza dell’Acqua
I Piani di sicurezza dell’acqua (PSA), definitivamente introdotti da nuovo D. Lgs. 18/23 rappresentano un sistema integrato di prevenzione e controllo basato sull’analisi di rischio sito-specifica che si applica all’itera la filiera idro-potabile e segna un passo fondamentale per rafforzare la qualità delle acque a tutela della salute umana.
L’introduzione dei PSA, secondo le linee guida dell’ISS-Ministero della Salute, persegue importanti obiettivi tra cui:
- Prevenire efficacemente situazioni emergenziali di natura idro-potabili causate da parametri normalmente non sottoposti a monitoraggio, considerando ogni plausibile evento pericoloso alle fonti, nella captazioni e lungo la filiera, tenendo in considerazione gli scenario sui cambiamenti ambientali e climatici in atto;
- Ridefinire le zone di protezione delle aree di captazione delle acque;
- Accrescere la capacità di individuare preventivamente eventi di contaminazione con l’ausilio di sistemi di monitoraggio on-line e di allerta precoce (early-warning);
- Incrementare le informazioni ed i dati condivisi con tutte le parti interessate e tra le istituzioni che in diversi ambiti di competenza, operano monitoraggi e protezione del territorio e della salute;
- Permettere una partecipazione più consapevole e attiva ai consumatori, migliorando il flusso di informazioni sia nell’ordinarietà che in situazioni critiche.
Il decreto di attuazione della direttiva sulla qualità delle acque destinate al consumo umano fissa all’inizio del 2029 il termine ultimo per completare i Piani di Sicurezza dell’Acqua dei sistemi Idro-potabili di competenza di ciascun gestore.
Siciliacque già dal 2017 si è attivata promuovendo il modello internazionale di analisi di rischio (Water Safety Plan – Piano di sicurezza dell’acqua, PSA), attraverso lo sviluppo del primo progetto pilota che ha interessato una significativa parte della rete acquedottistica che serve i comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Il PSA presentato al Ministero della Salute è attualmente in attesa di approvazione.
Redazione di un Piano di Sicurezza dell’Acqua
Si riportano di seguito le fasi salienti che il gestore deve attuare per un efficace sviluppo di un PSA per un sistema di fornitura idro-potabile:
- Descrizione puntuale del sistema di fornitura dal punto di prelievo, al trattamento, allo stoccaggio e distribuzione
- Individuazione di Pericoli ed eventi pericolosi
- Effettuazione della Valutazione dei rischi chimici, fisici, batteriologici e derivanti da cambiamenti climatici, perdite idriche, vulnerabilità del sistema, altri fattori che possono influenzare la continuità della fornitura
- Definizione e attuazione delle misure di controllo per prevenire e attenuare i rischi del sistema e altre misure per i rischi dalle aree di alimentazioni
- Definizione ed attuazione di un adeguato “Programma di Monitoraggio Operativo” e di un “Programma di Controllo”
- Garanzia di un adeguato equilibrio fra disinfezione e sottoprodotti
- Definizione di un sistema di verifica della conformità dei materiali a contatto con l’acqua
Passaggio indispensabili durante la redazione del piano è la definizione del TEAM del PSA composto essenzialmente da figure specializzate interne alla società di gestione, portatori di conoscenza sui diversi ambiti necessari (Team leader, Sistema di gestione per la qualità, Area investimenti/acquisti, Servizio stampa e relazioni esterne, Laboratorio analisi, Servizio di controllo Qualità dell’acqua distribuita, Servizio informatico, Area impianti).
Figure esterne partecipano al TEAM con la funzione di portatori di conoscenze su tematiche specifiche e sul territorio, fra questi i maggiori stakeholder di riferimento (ASP, ARPA, Dipartimenti Regionali, Gestori d’Ambito, Comuni).
Ulteriore fase strategica per il corretto sviluppo del PSA è l’istituzione e l’avvio di una piattaforma condivisa (Cloud del PSA) per lo scambio e la condivisione di tutti i dati utili alla stesura del piano nell’ambito del TEAM multidisciplinare. Tale strumento deve essere in grado di interagire con la piattaforma AnTeA (Anagrafica Territoriale dinamica delle Acque) che il Ministero della Salute mette a disposizione dei gestori con la finalità di acquisire, elaborare analizzare e condividere i dati con le Autorità ambientali e sanitarie territorialmente competenti, nonché consentire un idoneo accesso al pubblico delle informazioni.