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Pubblicato il

26 Novembre 2023

Autore

Daniele Ditta

Tempo di lettura

3 min

Entro il 2026 un solo software controllerà da remoto tutti gli impianti

Entro la metà del 2026 Siciliacque si doterà di una piattaforma informatica unica per la gestione delle infrastrutture. Una vera e propria svolta sul fronte dell’automazione, che consentirà di eliminare l’attuale frammentazione e renderà possibile monitorare e controllare da remoto tutti gli impianti con un solo software.

Oggi infatti i siti gestiti da Siciliacque hanno sistemi di automazione diversi, installati nel corso degli anni senza un progetto unitario. Ci sono ben quattro differenti software – i cosiddetti Scada (Supervisory control and data acquisition) – che gestiscono il funzionamento di acquedotti, potabilizzatori, centrali idroelettriche, centrali di sollevamento, pozzi e siti minori. Per alcuni di essi (per esempio lo Scada del potabilizzatore Fanaco) la validità della licenza software è in scadenza o è talmente obsoleta da non potere garantire l’implementazione di strumenti innovativi (per esempio nuovi misuratori e nuovi attuatori), in grado di ottimizzare la gestione del servizio idrico. Inoltre, allo Scada di ogni sito automatizzato si accede tramite link diversi: circa 150 in totale.

L’obiettivo dell’azienda è ridurre il tutto ad una sola piattaforma: uno Scada centralizzato. Ovvero un’unica interfaccia uomo-macchina che faciliti il lavoro di chi deve manovrare gli impianti e permetta agli amministratori di Siciliacque di accedere ai macrodati.

Come raggiungere questo obiettivo? Innanzitutto ribaltando la “piramide” delle priorità che normalmente caratterizza la realizzazione o il revamping di un impianto. L’automazione, sebbene rappresenti una spesa minima nel computo totale di un appalto, rappresenta infatti l’ultimo dei pensieri. Non solo. Diventa anche il collettore di tutti i problemi.

Siciliacque ha ereditato nel 2004 da Eas una rete idrica che veniva gestita tutta manualmente. Negli anni è riuscita a modernizzarla con l’obiettivo di digitalizzarla, introducendo i software Scada, che fungono da interfaccia tra l’uomo e la macchina, ovvero permettono di leggere e inviare segnali alla strumentazione di campo presente in ciascun impianto (dai misuratori di portata ai sensori dei parametri chimico-fisici dell’acqua, passando per gli attuatori e i motori) attraverso le unità Plc (controllori a logica programmata)  e i collegamenti elettrici e di segnale.

La sfida del futuro – un futuro non troppo lontano, anzi quasi dietro l’angolo – è fare il salto di qualità in tema di automazione, razionalizzando una tecnologia (lo Scada) che si sta dimostrando vitale per gli impianti di Siciliacque. Un progetto ambizioso, con costi rilevanti – 15,9 milioni di euro, di cui 7,4 milioni a valere sulla programmazione europea (c’è anche l’ipotesi di attingere dal Pnrr) – che guarda alla riduzione dei consumi, all’efficientamento energetico, alla sostenibilità ambientale e alla transizione digitale e che Siciliacque sta mettendo in atto prevedendo il rifacimento, oltre che dei sistemi Scada, anche delle apparecchiature di campo, dei collegamenti elettrici e di segnale, delle unità Plc. Deve essere prevista infatti la sostituzione di molte apparecchiature idrauliche, elettriche ed elettromeccaniche funzionali al corretto esercizio dello Scada centralizzato e più in generale dell’automazione di ciascun sito.

Lo Scada centralizzato comprenderà in prima battuta le centrali di sollevamento Campanella e Montescuro. Accoglierà poi i potabilizzatori di Sambuca, del Fanaco, dell’Ancipa e i sistemi acquedottistici della Sicilia occidentale con l’obiettivo di gestire l’intera infrastruttura idrica Siciliacque entro il 2026.

L’architettura dello Scada centralizzato si basa su due server installati presso la sede di Palermo, che acquisiscono i dati dei potabilizzatori, delle centrali di sollevamento, delle centrali idroelettriche, dei pozzi e degli altri siti minori. I dati saranno accessibili, grazie a sistemi di archiviazione e reportistica. A livello locale, in ognuno cioè dei siti automatizzati, i Plc “dialogheranno” con lo Scada. I segnali e le misure delle apparecchiature di campo saranno acquisiti dai Plc locali, che a loro volta saranno interrogati dallo Scada centralizzato. In alcuni casi, sarà possibile dotare l’impianto di interfaccia uomo-macchina in modo tale da rendere semplici eventuali manovre da parte dell’operatore in loco.

La progettazione sarà sviluppata direttamente a livello esecutivo e gli interventi di rifacimento dei sistemi di automazione e controllo dell’infrastruttura idrica saranno suddivisi in due stralci: prima il revamping della strumentazione di campo, dei collegamenti elettrici e dei collegamenti di segnale (parte hardware); in seconda battuta il revamping delle unità Plc e del sistema Scada (parte software). Per garantire il corretto funzionamento del sistema è necessario prevedere interventi sia sulla parte software che sulla parte hardware. La realizzazione di un generico intervento di revamping sarà eseguita aggiudicando i lavori a due appaltatori diversi, uno per ciascuno stralcio del progetto esecutivo. I collaudi funzionale e tecnico-amministrativo saranno effettuati al completamento dei lavori.

Con la piattaforma informatica unica per la gestione delle infrastrutture, oltre ad eliminare l’attuale frammentazione, Siciliacque conta di dismettere i sistemi desueti, risolvere i problemi di mancato backup dei dati, superare le difficoltà relative alla reportistica e alla gestione degli allarmi, acquisire i codici sorgente per eventuali modifiche allo Scada, evitare interferenze e malfunzionamenti, realizzare collegamenti elettrici e di segnale a regola d’arte. Dando così il via a una nuova era per l’automazione e il controllo degli impianti.